La situazione delle cure per i malati di leucemia in Italia, uno dei tumori più aggressivi che colpisce un numero crescenti di persone nel mondo, sconta la nostra cronica arretratezza. Questo, pur non incidendo nella applicazione dei più diffusi farmacologici internazionali, impatta tremendamente sui soggetti con prognosi particolarmente sfavorevole (cioè a medio e alto rischio, che richiede un trapianto di midollo osseo per abbassare il rischio di recidiva che in questi casi diventa pressoché incurabile.
La nostra legislazione, i retaggi di tipo cattolico e una cronica arrettratezza culturale, hanno sinora impedito il progresso della scienza e della pratica medica in diversi campi, tra cui citiamo la fecondazione assistita, la conservazione del sangue del cordone ombelicale alla nascita e quindi la trapiantologia (autologa ed eterologa) delle staminali da cordone che risulta essere una delle tecniche da preferire per assicurare il buon esito delle cure e la sopravvivenza dei pazienti con alcune tra le forme più aggressive di leucemia.
In Italia, con un’ordinanza del ministero della Salute del 11 gennaio 2002, rinnovata il 25 febbraio 2004 allora retta da Gerolamo Sirchia del Governo Berlusconi, addirittura si vietava di conservare il sangue del cordone ombelicale in strutture private e se ne proibiva l’uso autologo! L’ordinanza fu poi rivista il 13 aprile 2006, con un provvedimento che lasciava inalterato il divieto di conservazione in banche private, ma permetteva la conservazione di sangue da cordone ombelicale per uso autologo o dedicato a consanguineo con patologia in atto.
Sul territorio italiano è stata vietata l’apertura di banche di conservazione private (e lo è tuttora) ed è quindi attualmente possibile effettuare la donazione del cordone solo presso strutture pubbliche, mentre la conservazione autologa è ammessa all’estero in biobanche private, previa autorizzazione del Ministero della Salute dopo una lunga procedura con il CNT – Centro Nazionale Trapianti (dati forniti dall’Associazione Luca Coscioni).
All’estero la situazione è profondamente diversa, come ci spiega uno di nostri brillanti “cervelli in fuga”, il Prof. Filippo Milano che, formato all’Università La Sapienza di Roma, si è poi trasferito negli USA dove svolge le sue attività di ricerca e insegnamento, e dove dirige il centro trapianti da cordone del Centro di Ricerca Fred Hutch di Seattle nello Stato di Washington.
Nella citata intervista del 2016, il Prof. Milano cercava di attirare la nostra attenzione sulle potenzialità del trapianto da staminali prelevate da cordone, giudicato sicuramente più efficace dei trapianti allogenici da donatore aploidentico (o meno) non consanguineo. Da allora poco nulla è cambiato: in Italia si effettuano ad oggi poche centinaia di trapianti da cordone l’anno contro le decine di migliaia in Europa e trovare un centro con esperienza è un’impresa davvero difficile.
“Il messaggio più importante è che fino ad ora il trapianto da cordone era visto solo come ultima alternativa. I pazienti ora sanno che con il cordone noi possiamo raggiungere risultati equivalenti ed in alcuni casi anche migliori specialmente per pazienti con leucemie e mielodisplasie ad alto rischio”.
Qui il link alle banche del cordone ombelicale.