Il ‘governo dei migliori’, per metà identico al precedente Conte II mandato a casa e per l’altra una brutta copia del Berlusconi III, è già alle prese con accesi scontri interni tra le opposte fazioni che fino a ieri si insultavano pubblicamente. Tutto ciò mentre il suo presidente è intento (senza consultarsi con i partiti, dicono) nella scelta dei posti chiave della burocrazia, attingendo i dirigenti ministeriali proprio tra quei “pezzi di m…” che a detta di Casalino e Di Maio bloccavano l’opera del governo gialloverde (e furono per questo cacciati).
Tra questi, i primi fortunati sono Roberto Garofali, accusato di aver elargito finanziamenti indebiti alla Croce Rossa e alla casa editrice di famiglia, e Antonio Funiciello, uomo per tutte le stagioni già braccio destro di Lotti e capo staff di Gentiloni e, a differenza di altri grand commis, molto attivo in politica e tempestivo autore di succulenti post a favore del governo di ‘Dragon Ball’ (sic!) appena insediato. Per non parlare del ministro Cingolani, titolare del contestato ministero della transizione ecologica, renziano di ferro e artefice di un finanziamento di oltre 3 milioni transitati dall’IIT (da lui diretto all’epoca) all’istituto di ricerca diretto dalla moglie. Ecco alcuni ritratti.
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E veniamo al Presidente del Consiglio. Da anni l’opzione Draghi appare periodicamente nel dibattito politico ad ogni crisi di governo. Ma lo stesso presidente non è stato immune da critiche al suo operato, di cui tra le più feroci e autorevoli ricordiamo quelle dell’ex presidente Cossiga. Che sfortunatamente per il premier hanno ripreso a circolare proprio in questi giorni di intensa produzione agiografica da parte della quasi totalità dei media su di lui: infatti l’opinione del defunto presidente Cossiga sul finanziere non è esattamente in linea con il coro mainstream…
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In questo clima, pochi commentatori vedono nelle inusuali dimissioni richieste all’ex presidente Conte, nonostante la fiducia ottenuta nei due rami del Parlamento, e l’altrettanto inaspettata svolta alla crisi impressa dal presidente Mattarella e dal demolitore Renzi, un vulnus alla democrazia parlamentare disegnata dalla nostra Costituzione. Una di questi è stata parlamentare europeo, da dove ha seguito l’evoluzione ‘politica’ del presidente incaricato, e la sua voce merita pertanto di essere riportata.
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