Dopo lepoche e flebili vocine levatesi a chiedere chiarimenti sulle (ex) big six contrattualizzate per assistenza alla stesura del PNRR (e poi per la sua gestione, come confermava il MEF sabato smentendo poi se stesso lunedi), nello specifico Mc Kinsey, KPMG, Ernst & Young e Accenture (che hanno ricevuto incarichi a trattativa diretta, senza alcuna procedura di selezione perché sotto soglia), arriva un’altra sorpresa dal governo.
Incurante delle violente critiche al suo predecessore Conte che aveva indicato di voler ottedmperare alla richiesta dalla Commissione Europea di dotarsi di una task force per la gestione del piano del Recovery Fund, allora stimata in 300 persone, Draghi aumenta coraggiosamente il loro numero (il Corriere della Sera si spinge fino alla cifra di 500 unità esterne, da reclutare con modalità che il ministro Brunetta spiegherà oggi alla Camera) e la loro distribuzione (ogni ministero coinvolto dovrà averne una). E l’azzardo gli porta bene: nessuno, tranne il Fatto Quotidiano, osa una critica, mentre passono inosservate persino le ridicole scuse del ministro Franco ieri in Parlamento sulle finalità degli incarichi di consulenza. Infatti, mentre sabato il suo ministero aveva chiarito che, ad esempio, Mc Kinsey avrà ruoli di “supporto tecnico di project management e monitoraggio” (quindi ben più lungo e diverso dallo sbandierato benchmark con altri Paesi europei asserito dai media compiacenti), ieri in Parlamento ha avuto il coraggio di dire testualmente “le strutture pubbliche hanno spesso bisogno di input specialistici su determinati lavori, come ad esempio la presentazione di slide“.
Per riprendersi dallo sconcerto provocato da tali affermazioni, vale la pena ricordare chi è Mc Kinsey (su cui il sito indipendente Propublica.org ha raccolto un nutrito dossier), famosa per il suo supporto a regimi autoritari, e consulente tra l’altro del sultano Bin Salman tanto caro a Matteo Renzi.
E infine, per capire il doppiopesismo di tv e giornali in Italia, e lo stordimento conseguente dell’opinione pubblica, basta riflettere sulle conseguenze degli atti dei governi Conte e Draghi sulla stessa materia: l’emergenza COVID.