Uscito con altri due mesi di ritardo il decreto legge già finanziato dal Parlamento con 32 miliardi di euro, il testo del provvedimento è stato illustrato nella prima conferenza stampa del presidente Draghi. Dopo tanta attesa e altretante indiscrezioni, i Migliori si confermano piuttosto in linea con i Peggiori, sul lavoro dei quali intendono aggiungere altri 30 o 40 miliardi di debito pubblico per le ormai famose e mai realizzate “grandi opere”. A parte il nome del decreto e qualche variazione di poste sui diversi interventi, il decreto è identico a quello partorito dal precedente governo Conte. Compreso un condono che nella sua formulazione finale, a parere degli esperti, non servirà a migliorare l’andamento degli introiti fiscali a causa di criteri poco efficaci, frutto della lotta intestina tra PD/LeU da una parte e M5S/Lega dall’altra.
Ma tant’è. Cose da Migliori. Probabilmente come quelle che fece Draghi quando gestì da Direttore del Ministero del Tesoro le fallimentari “privatizzazioni” delle partecipate statali (clamorosi ad esempio i fallimenti di quelle di Telecom Italia e di Autostrade, che stiamo pagando ancora oggi dopo esserci privati di infrastrutture strategiche per il Paese) dopo il famoso invito sullo yacht della Regina d’Inghilterra, il Britannia, e prima di essere assunto in Goldman Sach che realizzò lauti profitti da quella “svendita”.