Non esiste un solo tipo di filtro antiparticolato, ma diversi a seconda del produttore e del tipo di veicolo. in Italia abbiamo assistito ad una lunga guerra intentata da Dukic Day Dream (con annesse denunce penali ai dirigenti della Motorizzazione poi assolti), che ha brevettato il Dukic 3D, contro il MIT che invece le ha negato per anni l’autorizzazione, concessa invece sulla base di dati “dubbi” al FAP di Iveco e Pirelli. Il dispositivo della piccola impresa sarebbe molto più efficiente di quelli precedente autorizzati ai big del settore, in quanto agisce in via preliminare, e non a posteriori, direttamente sull’alimentazione del gasolio. E garantirebbe prestazioni migliori ad ogni motore diesel, consentendo inoltre di abbattere notevolmente le emissioni di particolato, e non di ridurne semplicemente le dimensioni a diametri ancora più nocivi del PM10. Ecco un articolo dell’epoca (2018).
Si dice che il filtro antiparticolato dovrebbe funzionare per circa 70/80.000 chilometri, ma, nella realtà il dispositivo tende a saturarsi molto prima. Lo scandalo Volkswagen del 2015 ha aperto la strada ad una serie di verifiche e discussioni sulle misurazioni che vengono eseguite per certificare l’efficacia dei filtri, facendo addirittura emergere criticità, false dichiarazioni da parte di enti certificatori ed enti pubblici. Qualche anno prima (2011) il Codacons trascinava in tribunale la Regione Lombardia con l’accusa di favorire un dispositivo che, anziché migliorare le prestazioni dei motori e ridurre la quantità di polveri sottili, al contrario le aumenta. Ed è infatti così: riducendo la dimensione delle polveri da sottili a ultrafini, sparate in un sol colpo dal FAP, si aumentano i correlati danni al sistema respiratorio, nervoso e circolatorio di chi le respira, con aumento del rischio di gravi patologie croniche (es. tumori ed enfisemi polmonari) e di morte.
Qui il link all’azienda DUKIC Day dream che ha inventato l’efficiente dispositivo installabile su vetture da Euro 0 a euro 6.