La transizione ecologica nel PNRR di Draghi sembra una presa in giro. Infatti, dal copia-incolla del precedente PNRR vengono sottratte risorse fondamentali per ambiente e cittadini, mentre aumentano quelle per grandi aziende ad elevato impatto ambientale, come l’ENI (70 miliardi di fatturato). Ecco i principali punti della bozza che verrà illustrata domani in Parlamento, raffrontati con i precedenti, i cui decreti sono rinviati a maggio 2021.
1) Acquisto di nuovi treni regionali di cui si discute da anni e sembravano una conquista acquisita: si passa da 80 a 53
2) Sostituzione di bus inquinanti: solo 5.200 su 42.800
3) Nuove piste ciclabili: ridotte da 1.000km a 570km
4) Nuove vie ciclabili turistiche: da 1.626km a 1.200
5) Punti di ricarica per auto elettriche: solo 750 milioni (in Germania 5 miliardi)
6) Investimenti sulle rinnovabili per soli 4,2 GW, cioè un anno di copertura al fine di raggiungere gli obiettivi europei
7) Efficienza energetica edifici: riduzione da 7 miliardi a 2
8) Edilizia scolastica: risorse per sole 195 scuole su 32.000
9) Sovvenzioni all’ENI: 1,35 miliardi per il sito di stoccaggio Co2 di Ravenna, continuare a estrarre idrocarburi anche dopo il 2050
10) Investimento sulle reti idriche che perdono 100.000 litri al secondo su 25.000km di rete (41% della portata complessiva), sufficienti a rifornire 42 milioni di persone: solo 900 milioni
11) Rete fognaria e depurazione spesso inesistente in regioni come Calabria e Sicilia, che costa al contribuente italiano una multa europea di 80.000 euro al giorno: solo 600 milioni
12) Qualità dell’aria attraverso la tutela delle aree verdi e marine: solo 780 milioni, senza un piano per contrastare la perdita della biodiversità
13) Bonifiche dei siti inquinati: completamente dimenticate, nonostante ben 6 milioni di persone vivano in siti altamente inquinati come ad esempio Taranto, Priolo, Gela, Milazzo, Brescia, Porto Torres, la Terra dei fuochi, Val d’Agri, Val Pescara
14) Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”: nessun accenno nel piano italiano
Sullo sfondo la vera assurdità: i pochi fondi sotto i capitolo dell’economia circolare sono concentrati solo sulla gestione dei rifiuti, in Italia notoriamente oggetto di vasti appetiti mafiosi, e non su un piano che coinvolga industrie e PMI.