Il parlamento Europeo ha bocciato con 450 voti contrari 162 a favore (153 astenuti) gli emendamenti presentati ieri dagli europarlamentari della sinistra europea – Cornelia Ernst, Dimitrios Papadimoulis, Marc Botenga e Katerina Koneçná – che definiscono i vaccini “beni pubblici mondiali garantiti a tutti ”e quello che invita l’Unione Europea a “sostenere l’iniziativa promossa da India e Sudafrica presso l’Omc, finalizzata a una sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale”. Proprio come avevamo previsto ieri.
A meritare rilievo nel voto di ieri è la trasversalità del voto italiano, con il voto compatto del PD italiano a favore della temporanea liberalizzazione in disaccordo col gruppo dei Socialisti, che ha votato contro gli emendamenti insieme al PPE inclusa Forza Italia, e ai liberali (sembra un ossimoro) di Renew. Sempre con riguardo al voto degli italiani, Lega e Fratelli d’Italia si astengono, nonostante la loro propaganda spesso contro Big Pharma, mentre il M5S vota a favore della liberalizzazione.
“Il Parlamento europeo ha perso la storica occasione di dimostrare a tutto il mondo che la salute dei cittadini viene prima degli interessi e dei profitti delle case farmaceutiche”, ha dichiarato l’europarlamentare M5S Tiziana Beghin, che si augura che il prossimo 30 aprile, al Consiglio del WTO sui TRIPS (il round sulla proprietà intellettuale) , “la Commissione europea segua le aperture arrivate nei giorni scorsi dal Segretario al Commercio Usa, Katherine Tai”. Il parlamentare Smeriglio, strenuo difensore della liberalizzazione assieme alla collega Patrizia Toia è l’unico del PD ad aver votato a favore dell ’emendamento che definiva “estremamente preoccupanti” i problemi “relativi ai gravi casi di inadempienza in relazione ai tempi di produzione e consegna”. Emendamento respinto da socialisti e liberali e approvato da popolari, verdi, conservatori e sinistra. Come si vede, le posizioni in Europa sono estremamente variegate quando si parla di Big Pharma e vaccini.
Intanto, nel Sud del mondo si scopre che Big Pharma va ben oltre le clausole che nei contratti firmati con la Commissione sanciscono la totale indennità per gli effetti collaterali dei vaccini. In alcuni Paesi alcune aziende farmaceutiche hanno chiesto asset dello Stato a garanzia dei possibili effetti avversi, con una clausola chiamata indemnification mai vista prima in questo tipo di contratti. Quantomeno nei Paesi “ricchi”.
Nel contratto firmato il 20 novembre tra la Commissione, Pfizer e BioNTech per le prime 200 mila dosi di vaccino, “la Commissione, a nome degli Stati membri”, dichiara che “la somministrazione dei vaccini sarà condotta in base alla responsabilità esclusiva degli Stati membri”. Questo vale anche per “morte, lesioni fisiche, lesioni mentali o emotive, malattia, invalidità, perdita o danno a proprietà, perdite economiche o interruzione dell ’attività ” connesse ai vaccini. Le aziende sono tenute a rispondere solo per “dolo” o “difetto di qualità”, da valutarsi sulla base delle “Linee guida UE per le buone pratiche di fabbricazione dei medicinali”. Nei contratti con Astrazeneca e Moderna sono previste condizioni molto simili. Nel diritto italiano si parla in questi casi di “patto leonino”, che rende nullo o annullabile qualsiasi contratto privato.
In altri Paesi, Pfizer sarebbe invece riuscita a negoziare clausole ben più invasive della libertà contrattuale dei singoli Stati. Come ha infatti rivelato The Bureau of Investigative Journalism, rivela come Pfizer abbia richiesto ad alcunigoverni latinoamericani non solo di sgravare da qualsiasi responsabilità legale la compagnia, ma di mettere a garanzia di eventuali richieste di risarcimento beni come le riserve monetarie
delle Banche centrali, gli edifici che ospitano le ambasciate o le basi militari. Tra le nazioni che si sono
viste avanzare richieste del genere ci sono Argentina e Brasile. Non è dato sapere quali Paesi abbiano aderito. Si sa solo che tranne che il Sudafrica ha rifiutato e rivelato tali clausole il 14 aprile. Il ministro sudafricano Mkhize ha espresso frustrazione per i termini “difficili e talvolta irragionevoli” che i produttori di vaccini, tra cui Pfizer, hanno sottoposto al suo governo. Una condizione in particolare, ha scritto Mkhize, era “troppo rischiosa”: la richiesta di usare beni dello Stato a garanzia delle possibili cause legali. “Ci siamo trovati nella posizione di dover scegliere tra salvare la vita dei nostri cittadini e rischiare di mettere le risorse
del Paese nelle mani di società private”, ha scritto il ministro sudafricano, aggiungendo di essersi sentito “sollevato” quando Pfizer ha rimosso quella “clausola problematica”.
Finora Pfizer ha firmato accordi di fornitura con nove Paesi dell’America Latina: Cile, Colombia, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Ecuador, Messico, Panama, Perù e Uruguay. I contratti sono ovviamente secretati.
“Pfizer cerca lo stesso tipo di indennità e protezione che ha negli Stati Uniti (anche se è difficile credere che gli USA abbiano accettato le suddette clausole, ndr) e in tutti i Paesi che hanno chiesto di acquistare il nostro vaccino, coerentemente con le leggi locali applicabili ”, ha risposto Pfizer al consorzio giornalistico. Chissà quale legge locale consente ad aziende private di arrecare gravi danni, fino alla morte, ai propri cittadini senza alcuna responsabilità.